Dal naming al logo

Con l’articolo “Brand si nasce o si diventa” del mese scorso avevamo annunciato che vi avremmo mostrato le nostre proposte per un nuovo naming e il suo prendere forma, nel design di un logo e nello sviluppo del suo payoff, seguendo il percorso di “discernimento” e quindi la “scelta finale” dell’azienda.

 

Seguiamo il percorso

 

Andiamo con ordine. Siamo nell’ambito dell’abbigliamento promozionale, dove l’azienda in questione si occupa sia di fornire i capi che di personalizzarli. Ad un primo incontro conoscitivo rimaniamo colpiti dalle infinite declinazioni che ci mostrano. A partire dal più classico davanti e dietro, posizioni cuore e spalle sul capo d’abbigliamento, l’azienda in questione ci colpisce davvero perché in grado di rispondere alle esigenze più svariate dei clienti, realizzando “personalizzazioni”, perdonate il gioco di parole, “personalizzate al 100%”.

 

Specifiche richieste

 

Svincolati dal nome di famiglia proseguiamo con alcune richieste:

  • sviluppare la proposta di naming sottoposto in precedenza FRONT BACK col payoff AND ALL THAT YOU WANT
  • preferire un payoff in lingua italiana in cui sia più esplicito l’attività aziendale
  • evitare l’utilizzo della parola promozionale

 

 

Quattro varianti per FRONT-BACK

 

Costruiamo perciò un primo lettering con l’alternanza di due diverse font, una squadrata e una tonda, una in maiuscolo e una in minuscolo, in modo che ci sia anche un gioco di piani con le due parole per avere un davanti e un dietro, un primo piano e uno sfondo. Alla base un’invisibile linea ondulata che simula il movimento del tessuto in macchina. A chiusura un payoff a descrizione del tipo di attività collegato alla promessa di una realizzazione al passo con la moda.

 

A seguire costruiamo un lettering che metta in evidenza la somiglianza speculare di R e K in cui due trattini interni disegnano due frecce opposte per comunicare la versatilità delle loro personalizzazioni.

 

Con la terza proposta rielaboriamo i moduli curvi e lineari di una font in modo da costruire una sorta di sovrapposizione a specchio tra le due parole, opposte ma unite. Non aggiungiamo alcun pittogramma ma solo due piccoli quadrati colorati come fossero due punti ricamati, ovvero i due campi d’azione che sono sintetizzati nel payoff.

 

Nella quarta proposta le parole posizionate su due piani differenti, in primo piano FRONT e sullo sfondo BACK, ripropongono il gioco di piani e dimensioni alternate per descrivere il modo in cui l’abbigliamento personalizzato gestisce normalmente posizionamento e grandezze.

 

Scelta e rilancio

 

Tra le quattro proposte piace quest’ultima perché ritenuta solida, incisiva, capace di interfacciarsi con clienti che ci chiedono prodotti di qualità ma soprattutto innovativi per design e materiali. Clienti insomma interessati più alla sostanza che all’apparenza. Ma vogliono vedere di più! Capiamo che incominciano a prenderci gusto. O meglio, stanno prendendo consapevolezza che dare un’identità precisa e soddisfacente non è cosa banale e immediata.

 

 

 

Rilanciati, ripartiamo dalla ricerca di un payoff alternativo per FRONT-BACK. In seconda battuta, proponiamo un logo dai colori decisi e dal suono forte, sempre in tema di spazio e lato del ricamo, in cui c’è sempre un dritto e un rovescio. La lettera “Q” rappresenta la qualità dei materiali e dei filati e diventa il pittogramma capace di simulare l’asola dove passano ago e filo delle macchine da ricamo.

 

 

In corso di una chiacchierata in azienda era emersa “identità” come interessante keyword. In qualità di fornitore, ricercato per dare vestibilità e portabilità alle identità dei brand, l’azienda risponde proponendo Kit completi. Abbiamo così associato l’idea di IDENTI-KIT ed è nato IDENTIFILL, in cui il verbo TO FILL andasse a sostituire la desinenza KIT e rendesse l’idea del riempimento degli spazi con cui si realizza un logo.

 

Sempre nella famosa chiacchierata in cui ci veniva raccontata la storia aziendale, abbiamo avuto la percezione di una piccola media impresa in grado di affrontare veri e propri giganti, quelli del mondo della Moda in cui, la richiesta alta e difficile è maestra anche per il settore promozionale.

 

Il paragone con Davide e Golia è stato immediato. Dalla fionda usata da Davide è nato forse prima il payoff: il brand che colpisce. Poi dalla fionda SLING, in inglese, purtroppo con dominio già acquistato, ci è venuto CATAPULT, o meglio KATAPULT, e perché non KATAPUNT, fino a KATAPOINT dove è bastato rovesciare la P per farla diventare il braccio della catapulta che lancia le O colorate e fa breccia, anzi meglio fa “punto”.

 

 

 

Consigliamo a tutti quelli che vogliono mettere a segno il successo del proprio brand di scegliere, come recita la versione finale approvata, KATAPOINT il punto che ti identifica.