Brand si nasce o si diventa?

Che nome darai al tuo bambino? In uno scambio di sguardi la scelta finale. Dopo una ricerca, durata nove mesi, l’accordo si gioca in un istante. Mai avuto nove mesi a disposizione per trovare un nome, per farne poi un brand, ad un prodotto o ad un’attività, ma che tutto si giochi in un istante, è vero anche per noi.

 

Ogni nome ha davanti un futuro.

 

Trovare un naming, partendo da qualche informazione base, è un po’ come “partorire” il nome vincente, ma in tempi molto più brevi. Chiamati a partecipare, in qualità di esperti, alla “nascita” di un brand, non siamo i suoi “genitori” e tanto meno i “parenti stretti”, siamo solo quegli invitati speciali che portano doni augurali per un prospero futuro. Portiamo originalità, positività, musicalità ma soprattutto significato, protezione, memoria.

 

 

Ogni nome ha dietro una storia.

 

Perché un nome, deve essere sicuramente gradevole, facile da pronunciare, orecchiabile e quindi memorizzabile. Un bel nome porterà con sé la sua genesi e la sua fortuna. Quel nome sarà il suo biglietto da visita e allo stesso tempo il suo segreto nascosto. Nel senso che quando un naming diventa un brand, la maggior parte di quelli che lo pronunceranno, potrebbero non conoscere affatto i ragionamenti e i fattori che lo hanno generato.

 

Brand famosi, acronimi meno famosi.

 

 

Provate a mixare le iniziali di Ingvar Kamprad con quelle di Elmtaryd e Agunnaryd e vi apparirà IKEA. Il proprio nome e cognome, uniti al nome della fattoria di famiglia e al villaggio dove è cresciuto in Svezia, sono stati per il Signor Kamprad, il banalissimo punto di partenza per trovare un acronimo con cui chiamare la sua azienda, un brand oggi multinazionale.

 

 

Raramente gli acronimi sono geniali. Le iniziali di più soci non sempre si amalgamano in modo armonioso. C’è spesso dietro la pretesa di infilare in una sigla un numero esagerato di fattori irrinunciabili. Eppure tra questi c’è anche Yahoo. Un suono così simpatico e vicino allo “slang” delle nuove generazioni che nessuno immaginerebbe la frase nascosta al suo interno “Yet Another Hierarchical Officious Oracle”.

 

 

Il naming di settembre

 

Recentemente abbiamo fatto ricerca per un naming di una divisione promozionale per una realtà aziendale molto più ampia che sente la necessità di creare un brand autonomo in grado di descriverne la sua specificità. Ci spiegano infatti che il promozionale, non solo ha un target di riferimento diverso dall’istituzionale, ma offre una tale varietà di declinazioni che allo stato attuale non sentono rappresentato a sufficienza.

 

Usiamo come primi spunti il cognome di famiglia, la qualità del made in Italy e, per il pittogramma, i 30 anni di storia “per cavalcare l’onda”. In seconda battuta l’azienda ci chiede di rimanere svincolati da alcuni elementi come il nome di famiglia, di evitare la parola promozionale e cercare di esprimere meglio “cosa fanno” in un payoff preferibilmente in lingua italiana.

 

Come sempre stiliamo una mappa concettuale, selezioniamo le parole chiave, quelle che nell’incontro con loro, intuiamo abbiano mosso maggiormente il loro interesse.

Fuori dall’ordinario, alternativa, identità, progetto, kit completi, trovare una faccia, doppio lato, fronte e retro, visibilità. Poi….

 

E Poi, se vi abbiamo incuriosito, seguiteci su questo sito e nel prossimo articolo vi faremo vedere le nostre proposte, e anche la “scelta” dell’azienda.