Oltre la vetrina: il Visual Merchandising oggi

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Quando passeggiamo davanti a un negozio, la nostra attenzione viene immediatamente catturata da una vetrina curata nei minimi dettagli. Al contrario, una vetrina trascurata, con manichini datati o luci al neon poco invitanti, tende a farci distogliere lo sguardo.

Questo semplice esempio dimostra quanto il primo impatto con un prodotto sia determinante. Se nel mondo online la vetrina di un brand è il sito web e un buon lavoro di web design può fare la differenza nell’esperienza dell’utente, nel mondo offline questa funzione è affidata a una disciplina specifica: il Visual Merchandising.

 

Il Visual Merchandising non si limita a disporre i prodotti sugli scaffali: è una vera e propria strategia pensata per creare un percorso emozionale per il consumatore, attirarlo, stimolare l’acquisto e valorizzare il brand. Ma se un tempo il suo obiettivo principale era solo estetico, oggi deve affrontare sfide più complesse, rispondendo a consumatori sempre più informati, esigenti e attenti all’esperienza complessiva.

Un’esperienza di acquisto sempre più immersiva

Oggi il consumatore non si accontenta più di prodotti semplicemente ben esposti: desidera essere coinvolto nel processo di acquisto attraverso esperienze multisensoriali che si intrecciano con branding, storytelling e customer journey.

In un contesto in cui i consumatori sono sottoposti a stimoli continui e la concorrenza è sempre più agguerrita, trovare modi creativi per guidare l’acquisto in negozio diventa fondamentale. Il Visual Merchandising si arricchisce quindi di elementi che stimolano tutti e cinque i sensi, andando oltre la semplice estetica visiva.

Pioniera in questo approccio è stata IKEA, i cui negozi offrono vere e proprie esperienze immersive: i clienti vengono trasportati in diversi ambienti domestici, vedono i prodotti ambientati e possono toccarli e testarli direttamente.

Altri esempi emblematici sono i flagship store di Nike, dove superfici interattive, schermi touch e realtà aumentata permettono di provare scarpe virtualmente o personalizzare i prodotti, trasformando l’acquisto in un’esperienza coinvolgente.

Negli Apple Store, invece, i prodotti sono esposti in modo minimale e i clienti possono toccarli, testarli e sperimentarne le funzionalità liberamente, stimolando il senso tattile e visivo.

Anche l’esperienza sensoriale gioca un ruolo chiave in altri brand: da Starbucks, ogni store diffonde l’aroma del caffè fresco e propone playlist musicali pensate per il target locale, creando un ricordo emotivo immediato. Nei negozi Lush, invece, i clienti possono toccare, annusare e provare i prodotti sulla propria pelle, integrando interazione fisica e storytelling del brand.

Lo store come esperienza

Grazie al contributo del Visual Merchandising nel contesto attuale, i negozi si trasformano in spazi esperienziali in cui il consumatore non si limita più a osservare i prodotti, ma può vivere, toccare e sentire il marchio in prima persona. Ogni elemento, dall’allestimento alla musica, dai profumi alle interazioni digitali, contribuisce a creare un percorso emozionale che rende la visita unica e memorabile. In questo modo, l’esperienza d’acquisto diventa un vero e proprio momento di connessione con il brand, rafforzando l’identità del marchio nella mente del consumatore e costruendo un legame duraturo che va oltre il semplice acquisto.

 

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